La porno Puglia tramite una frisella

Il piacere di farsi una frisella (friseḍḍ) è un privilegio che non dovrebbe essere negato a nessuno. La bellezza nel rituale, le semplici regole da seguire – e non in ordine sparso – ti fanno sentire subito a casa.

Il momento migliore e più importante è quello di quando si bagna la frisa, è così complicato raggiungere il nirvana della morbidezza della frisa che dovrebbero esserci dei corsi appositi con rilascio di certificato riconosciuto a livello nazionale.
Perché basta poco per strafare, ci metti più acqua del dovuto e la frisa sarà persa per sempre, sfracellata in un bagno d’acqua. Ad alcuni piace più dura, ad altri un po’ più morbida ma, in tutti questi anni, io ho capito una cosa: LA FRISA TE LE DEVI FARE DA SOLO. Un po’ come quando ti mettono il latte nella tazza della colazione, solo tu sai qual è la quantità giusta per avere l’equilibrio giusto fra nutrimento e gusto, solo tu conosci la proporzione giusta latte/cereali.

Subito dopo c’è il momento più delicato: la spruzzata di succo di pomodoro fresco.
È fondamentale capire che ci vuole prima di tutto ESPERIENZA. Non è semplice, non vi sognate di arrivare prepotentemente con un coltello in mano e tagliare in due il pomodoro. No, belli miei.
Il taglio deve essere preciso, quasi chirurgico. Non fino in fondo e sopratutto diametralmente opposto al picciolo. Ho raggiunto ottimi risultati anche facendo una X, come per le castagne.
In seguito si preme piano piano e si lascia fuoriuscire il succo direttamente sulla frisa.
Non con troppa veemenza, il rischio di farsi venire il pomodoro addosso è probabilmente il ricordo più brutto di ogni bambino pugliese. Ricordo ancora in maniera decisamente lucida quando un pomodoro bastardo mi venne in un occhio. Non ve lo auguro.  Continua a leggere